Il patriziato è un ente pubblico autonomo nei limiti stabiliti dalla Costituzione e dalle leggi, proprietario di beni d’uso comune da conservare e utilizzare con spirito vicinale a favore della comunità. Nel Canton Ticino ogni patriziato deve essere riconosciuto dal Consiglio di Stato. Il patriziato ha il compito di curare la conservazione dei beni patriziali, di garantirne l’uso pubblico e di valorizzare le tradizioni locali.
Gli organi del patriziato, nel Canton Ticino, sono l’assemblea e l’ufficio patriziale. Essi hanno il compito di amministrare secondo le competenze conferite loro dalla legge. L’ufficio patriziale amministra il patriziato la cui elezione ha luogo ogni quattro anni, in aprile, sulla base della data fissata dal Consiglio di Stato. L’assemblea patriziale è la riunione degli aventi diritto di voto in materia, in genere la convocazione dell’assemblea patriziale avviene semestralmente, su chiamata dell’ufficio patriziale. L’assemblea primaverile tratta principalmente il consuntivo dell’anno precedente, quella autunnale il preventivo del anno seguente.
Daniele Mona, attuale presidente del Patriziato Generale di Quinto dal 2018
Il Patriziato, e cito dal Dizionario storico della Svizzera (DSS 1998-2014), è una Collettività di diritto pubblico i cui membri possiedono la medesima attinenza di una località. Il Patriziato amministra in genere i propri beni (beni patriziali), purché tale compito non sia demandato a una Corporazione comunale o ad altro ente, per esempio ai boggesi di un alpeggio come nel caso del Comune di Quinto. Il Patriziato si distingue da altre istituzioni locali quali il Comune vero e proprio e il Comune parrocchiale. Le sue denominazioni variano a seconda della regione e del cantone: bourgeoisie (basso Vallese e Friburgo), commune bourgeoise (Giura), Bürgergemeinde (diversi cantoni germanofoni), Burgerge- meinde (alto Vallese e Berna), Ortsbürgergemeinde (Uri e Argovia), Ortsgemeinde (San Gallo e Turgovia), Vischnanca burgaisa (Grigioni) e Tagwen (Glarona). Il comune patriziale, che nel Ticino è chiamato patriziato, trae origine dall’antica Vicinanza, di cui è il successore giuridico. Ancora oggi la Vicinanza è presente soprattutto nelle frazioni di un singolo comune. Per fare un esempio, il Vicinato di Ambrì-Sopra svolge attività simili al Patriziato Generale ma legate al territorio della frazione di Ambrì-Sopra.
Gli inizi del comune moderno risalgono alla Repubblica elvetica. La creazione della cittadinanza svizzera uguale per tutti (cittadini a pieno titolo, dimoranti e sudditi dei vecchi cantoni) fu causa di conflitti, perché gli abitanti agiati di città e villaggi non volevano spartire i propri diritti su boschi, terreni e altri beni comuni con i “nuovi cittadini”, divenuti anch’essi titolari dell’attinenza comunale ma in genere più poveri. La soluzione di compromesso adottata nella legislazione dell’Elvetica sui comuni è in vigore ancora oggi: l’insieme dei cittadini domiciliati costituisce il comune politico o degli abitanti, all’interno del quale sono esercitati i diritti politici, mentre l’utilizzo dei beni comuni è rimasto riservato agli attinenti locali di antica data (patrizi), riuniti appunto nel comune patriziale.
I diversi tipi di Patriziati presentano forti differenze sul piano dell’organizzazione, delle competenze e delle attività: mentre in molte località i compiti esecutivi sono stati trasferiti al Comune politico, altrove, e soprattutto nelle città, quest’ultimo esercita il diritto all’autogestione ed è dotato di un proprio organo esecutivo. In alcuni cantoni ancora oggi spetta al Patriziato concedere l’attinenza comunale, senza la quale è impossibile acquisire il Diritto di cittadinanza svizzera. In molti casi, inoltre, il Patriziato opera nella sfera sociale, gestendo ospedali, case per anziani o per i giovani, assegnando borse di studio e assistendo disoccupati, disabili o tossicodipendenti. Talvolta esso è anche impegnato in ambito culturale, ad esempio sostenendo biblioteche e musei. Per svolgere questi compiti, a volte riscuote imposte oppure utilizza gli interessi del proprio patrimonio.
Franco Celio, presidente del Patriziato Generale di Quinto dal 1981 al 1997
Il Patriziato Generale è l'”erede” diretto dell’antica Vicinanza, ossia dell’ente che nella vecchia organizzazione territoriale dell’Ancien Régime, prima del 1803, aveva il compito di occuparsi dei boschi “viciniali” (ossia non situati direttamente a protezione di un abitato), nonché della manutenzione della strada principale del fondovalle, la “cantonale” di oggi.
Con la nuova organizzazione, istituita dopo la nascita del Cantone Ticino, a trasformarsi in Comune sono stati in genere i Vicinati, ossia gli enti corrispondenti a un solo abitato, oppure le Degagne, che riunivano tre o quattro Vicinati.
Nel caso di Quinto, a diventare Comune è stata invece la Vicinanza, ossia l’organismo “superiore”, che di solito riuniva 3 o 4 Degagne. La differenza rispetto ad altre regioni del Cantone si spiega probabilmente col fatto che nell’economia agro-pastorale di quel tempo era importantissimo poter alpeggiare i propri animali, e tutte le famiglie dei paesi della zona avevano accesso all’alpe di Piora, salvo Piotta (che non a caso è l’unica frazione del Comune nella quale si siano manifestate, di tanto in tanto, tendenze scissionistiche).
I Vicinati “sopravvissero” come enti propri delle singole frazioni (talvolta chiamati “Patriziati”, nome che appariva più “moderno”). Per contro, la Degagne, esistenti forse in passato, scomparvero, anche dalla memoria collettiva.
Per tutto l’Ottocento, il Comune era però percepito dalla gente di allora come scarsamente importante, dovendosi occupare principalmente di compiti amministrativi (catalogo elettorale, nomina dei maestri, ecc.). Aveva del resto pochissime entrate, in quanto le imposte dirette furono introdotte solo verso il 1860. Il Patriziato, viceversa, era più importante, poiché possedeva i boschi, fonte di entrate pubbliche (la manutenzione delle strade era stata, nel frattempo, assunta direttamente dal Cantone).
La gestione era comunque unitaria. In effetti era il Municipio (allora composto di 9 membri: uno per frazione) che si occupava di gestire ambedue gli enti. Con l’andar del tempo, man mano che cresceva il numero dei domiciliati non attinenti, tale situazione risultò tuttavia insoddisfacente, per cui, nel 1909 fu deciso di separare le due amministrazioni. Il Patriziato ebbe così un’amministrazione propria e proprie assemblee (tre all’anno, come prescriveva la legge a quei tempi). Ebbe quindi per la prima volta un volto preciso.
Primo presidente fu D’AlessandrI Alfonso di Varenzo, che occupò la carica dal 1910 al ’15. Egli fu seguito da Celio Enrico di Alessandro, di Ambrì-sopra in carica dal 1915 al ’21.
La presidenza fu poi assunta da:
Gobbi Augusto, di Piotta, dal 1921 al ’25
Celio Ambrogio, di Ambrì-sopra nel 1925-26
Mona Faustino, di Ambrì-sopra, dal 1926 al ’32
Gobbi Alberto, di Piotta, dal 1933 al ’41
Gobbi Aurelio, di Piotta, dal 1941 al ‘45
Juri Romeo, di Ambrì-sopra, dal 1945 al ’65’
Gobbi DIno, di Piotta, dal 1965 al ‘70
Fry Raffaele, di Altanca, dal 1970 all’81
Celio Franco, di Ambrì-sopra, dal 1981 al ’97
Juri Claudio, di Ambrì-sopra, dal 1997 al 2013
A lui successe l’attuale presidente Mona Daniele, pure di Ambrì-sopra.
Questa elencazione ci fa capire un’altra caratteristica del Patriziato Generale, ossia che buona parte delle famiglie patrizie risiede nella frazione di cui è originaria: i Gobbi sono patrizi di Piotta, i Celio di Ambrì- Sopra, così come i Guscetti di Ambrì-sotto. Ovvero che la cittadinanza del Patriziato Generale è consentita solo a chi è già patrizio di un ente “minore” (del Vicinato di una frazione o delle Corporazioni di Boggesi dei tre alpi situati nel Comune: Piora, Prato e Ravina). È una realtà difficile da far capire all’esterno, specialmente ai funzionari del Cantone, i quali partono in genere dall’idea che una stessa persona può avere un solo e unico patriziato.
La separazione del 1909 non significò però una rottura dei rapporti fra i due Enti. Fin verso il 1940, il Patriziato ebbe finanze abbastanza solide, grazie alla vendita di legname. Aiutò quindi il Comune in diverse occasioni. Si assunse cioè a più riprese compiti formalmente “comunali”. Ad esempio affittandogli per una somma poco più che simbolica la casa patriziale di Quinto, costruita nel 1932 per l’insediamento dei suoi uffici. Quella che tutti chiamano “la casa comunale” è in effetti tuttora di proprietà del Patriziato. I Vicinati misero pure a disposizione i locali per le aule scolastiche. Solo verso gli anni ‘50 del Novecento, il Comune ebbe l’idea di creare l’Azienda comunale dell’acqua potabile e iniziò a riscattare gli acquedotti (salvo quello di Piotta), fino ad allora proprietà dei singoli Vicinati. La costruzione del palazzo scolastico comunale avvenne solo alla fine del decennio successivo.
Negli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60, il Patriziato ebbe la possibilità di cedere in affitto determinate cave per l’estrazione di minerali. Furono pure vendute numerose quantità di legname da carta. Nel 1966, a causa di una forte nevicata all’inizio di novembre, che portò alla rottura di numerose piante, iniziò però un periodo di “magra”; anche le presenze alle assemblee, che per lunga tradizione si tenevano la domenica mattina prima della Messa parrocchiale delle 10.30, erano pochissimo frequentate. I prezzi del legname, crollati in quell’occasione, non ripresero più l’andamento precedente.
Una valanga precipitata a valle nell’aprile del 1975, fino ad Ambrì-sotto, di fronte al “Garage Schüttel” (oggi “Erta”) contribuì poi a peggiorare la situazione fino agli anni ’80 e ai primi anni ’90, quando fu decisa la creazione di una Squadra forestale. A dire il vero l’ipotesi fu osteggiata dall’azienda della “Comunità di valle dei patriziati di Leventina”, che la consideravano una concorrenza alla loro attività. Senza voler rivangare vecchie polemiche ricordiamo che nostre proposte di trovare un compromesso che permettesse di “salvare capra e cavoli” furono respinte. La Squadre forestale fu quindi creata comunque. Negli stessi anni fu inoltre deciso di organizzare, la terza domenica di settembre (Festa federale) la “festa dei patrizi”, in genere comprendente la visita a lavori eseguiti dalla Squadra, seguito da un pranzo in comune. Vengono invitati anche i domiciliati non patrizi. Negli stessi anni fu pure deciso di spostare le assemblee alla sera, onde favorire una maggior partecipazione.
Grazie alla Squadra forestale fu possibile risanare le finanze del Patriziato e istituire un’azienda che dà attualmente lavoro a molti operai della zona. Con i ca. 25 dipendenti il PGQ è la più grande azienda del Comune di Quinto e una delle più grandi dell’Alta Leventina. Il miglioramento della situazione finanziaria permise pure al Patriziato di acquisire partecipazioni nella “Quinto energia S.A.” e nella “Funicolare del Ritom”, di cui il Patriziato Generale di Quinto è oggi comproprietario.