Gita dei patrizi, 17 settembre 2023 – Boschi dei Scengioi – Controllo dell’efficacia
La gita dei patrizi 2023 si è tenuta come consuetudine la domenica del digiuno federale e come tutti gli anni il forestale Valerio Jelmini ci ha condotti nei boschi del comprensorio per una gita didattica informativa. Quest’anno siamo andati nel bosco dei Scengioi dove abbiamo potuto osservare i risultati dei tagli di ringiovanimento e delle cure del bosco giovane.
Fig. 1 Bosco dei Scengioi
Il bosco dei Scengioi è quello che sul versante sinistro si estende orizzontalmente dalla Foss fino a Quinto e verticalmente fra il fiume Ticino e Ronco. La superficie boscata indicativa è di 75 ha.
Per quanto riguarda i boschi, già all’inizio del 1900, nella zona furono eseguiti lavori selvicolturali con la realizzazione di piantagioni e sentieri; infatti fra il 1928 e il 1932 furono spesi nel comprensorio chf 30’000.-.
A causa probabilmente della sua esposizione, del terreno particolarmente superficiale e secco, nonché della presenza di attività umane in particolare quella militare, i boschi furono colpiti in più occasioni da incendi. Il primo documentato risale al 1938 con la distruzione di 8 ettari di bosco, un altro nel 1955 dove gli ettari furono ca. 3, mentre nel 1975 il fuoco ne distrusse 6 di ettari. Le aree furono subito piantate e oggi l’effetto dei roghi è praticamente irriconoscibile.
Come per la maggior parte dei boschi dell’alta Leventina, usciti da uno sfruttamento intensivo che è perdurato fino all’inizio del secolo scorso, ci si è trovati con dei popolamenti coetanei e omogenei sulla maggior parte dei soprassuoli, con l’abete rosso come specie dominante e senza la presenza di ringiovanimento e tantomeno di popolamenti giovani, se non come nella fattispecie nelle aree colpite dagli incendi o da valanghe, focolai di bostrico ecc…
Per questo motivo, nel 2011 il Patriziato generale con l’Ufficio forestale del 1° circondario ha promosso un progetto selvicolturale per iniziare il processo di ringiovanimento del bosco, migliorandone nel contempo la struttura, cercando così di dare continuità alla funzione protettivo del soprassuolo. Infatti il principio della cura dei boschi di montagna è quello di avere un popolamento disetaneo strutturato a gruppi con differenti altezze e possibilmente con il maggior numero di specie possibile.
Fig. 2 Apertura per il ringiovanimento
Durante la gita si è potuto constatare l’esito positivo dei tagli effettuati. Infatti nelle aperture, di ca. 50 m di diametro, crescono in via naturale diverse specie come la betulla, il sorbo degli uccellatori, il larice e naturalmente l’abete rosso e questo lascia ben sperare in una naturale strutturazione del bosco. Oltre ai tagli, con il progetto sono stati eseguiti dei diradamenti nelle aree degli incendi dando spazio e luce a quegli alberi stabili e vitali che andranno a costituire il futuro bosco adulto.
Oltre la parte legata al bosco si è parlato anche della storia dell’aeroporto costruito dall’esercito a metà del secolo scorso. Infatti dal 1942 al 1994 l’attività aviatoria è stata militare con la presenza, nei primi anni, di squadriglie che volavano prevalentemente con Messerschmitt BT 109, Vampire e Venom e in tempi più recenti con gli Hawker Hunter. Sotto i Scengioi era presente e c’è ancora una caverna che ospitava l’intera squadriglia di piloti e addetti alla manutenzione, compresi i velivoli.
Fig. 3 Piano di Ambrì senza aeroporto
Fig.4 Piano di Ambrì con l’aeroporto
Fig. 5 Squadriglia di Hunter
L’attività aerea militare è anche stata funestata da 6 incidenti mortali, l’ultimo nel 1983 quando un Hunter doppio posto si è schiantato in zona Candel sopra il Piottino a est di Lurengo ed entrambi i piloti persero la vita.
L’aeroporto è poi stato acquistato nel 2008 dal Comune di Quinto utilizzato in parte come posteggio per le partite di Hockey e per tutta una serie di altre attività come il tour de Suisse, per corse di macchine, volo a vela, elibase, ecc…
Giunti in prossimità della ponteggia sul piano di Ambrì, Valerio Jelmini ha raccontato la storia della centrale Ritom dalla prima concessione per lo sfruttamento delle acque del 1925 passando dalla costruzione della diga di fine anni cinquanta per arrivare al nuovo progetto tuttora in corso.
A riguardo del nuovo progetto è stato interessante conoscere l’esito della trattativa per il rinnovo della concessione da parte del Cantone e FFS e come il Comune ha potuto ottenere un contributo tangibile in base alla legge federale sullo sfruttamento delle acque che in sostanza, autorizza la Confederazione – se non può fare altrimenti – ad espropriare l’uso delle acque per le sue infrastrutture di trasporto. Nella fattispecie è stato trovato un accordo a soddisfazione di tutte le parti coinvolte. Ricordiamo che nell’ambito della concessione le FFS hanno costituito una SA con la partecipazione del Cantone Ticino con il 25% di azionariato.
Fig. 6 Primo sbarramento realizzato negli anni venti
Fig. 7 Rialzamento della diga 1949
Il nuovo progetto, uno dei più importanti dagli anni cinquanta a questa parte, prevede un investimento di oltre 250 mio con la costruzione di una nuova centrale, un bacino di demodulazione di 100’000 m3 e la realizzazione della nuova condotta forzata sotterranea che da Piotta raggiunge il lago Ritom. La messa in esercizio della nuova centrale è prevista per il 2026-27. Ulteriori informazioni si possono trovare sul sito: www.ritomsa.ch.
Fig. 8 Layout nuova centrale (©RitomSA)
Terminata la gita la comitiva ha raggiunto Lurengo dove è stato offerto il pranzo.