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Gita dei Patrizi 2024

21 OTTOBRE 2024EVENTI

Gita dei patrizi, 15 settembre 2024 – Boschi della Monda, Zappello verde e Faura Grop

  Quest’anno siamo tornati dopo quasi 30 nei comparti della Monda e dello Zappello verde per osservare l’evoluzione dei lavori di piantagione e premunizione effettuati nel 1996. Infatti la prima gita dei patrizi venne organizzata in questi luoghi proprio nel 1996 e successivamente nel 2005 sempre per verificare i risultati selvicolturali dopo 10 anni dalla realizzazione dei lavori. Anche quest’anno ci ha condotti nei boschi del Patriziato, dando alcune delucidazioni, il forestale Valerio Jelmini. La gita si è sviluppata partendo da Pian Scarlei fino ai Pianazzoli sulla strada Piotta Giof. Valerio Jelmini, prima di mostrare i risultati degli interventi forestali, ha spiegato come la Monda è sempre stata una zona particolarmente delicata dal punto di vista delle valanghe. Infatti già dopo il 1895 il Patriziato generale aveva realizzato delle opere di premunizione come terrazzamenti e muri a secco per mitigare il pericolo che minacciava la neo costruita linea ferroviaria del Gottardo e il paese di Piotta. Già allora furono spesi CHF 120’000.- di cui il 50% a carico del Patriziato. Nel 1927 fu istituito l’omonimo Consorzio con lo scopo di realizzare ulteriori opere di premunizione. Sul vecchio piano, trovato negli archivi del Patriziato di Piotta che costudisce anche quelli del Consorzio Monda (fig. 1), si vedono molto bene le opere realizzate fino al 1946. Del consorzio Monda facevano parte le ferrovie con il 70%, lo Stato del Canton Ticino con il 15%, il Patriziato generale di Quinto con il 10 %, il Comune di Quinto con il 3% e il Patriziato di Piotta con il 2%. Le attività principali del consorzio si sono svolte principalmente fino a metà del secolo scorso. Nel 1999 il Cds ne decretò lo scioglimento mentre le FFS realizzarono per loro conto ancora qualche opera di protezione. Oggi tutte le opere, esclusi i terrazzamenti, sono stati consegnati in manutenzione al Consorzio manutenzione Alta Leventina. Per quanto riguarda i boschi, ci troviamo sul versante destro della valle con popolamenti prevalentemente di abete rosso, abete bianco e larice. Alla fine degli anni novanta la massiccia pressione da parte del bostrico mise a dura prova i popolamenti di abete rosso del versante generando forti deficit di protezione con aree aperte molto vaste. Venne quindi allestito un primo progetto integrale che comprendeva lavori selvicolturali, interventi sulla rete viaria e lavori di premunizione. Complessivamente il volume lavori approvato fu attorno ai CHF 9.7 mio.   Fra le prime zone interessate dai lavori c’erano appunto la Monda e il Zappello verde. Si iniziò infatti con la realizzazione di ripari in legno, cavalletti e piantagioni (fig.re 2 – 3). Fra il 1995 e 96 sono stati costruiti 196 ml di rastrelliere e piantate 37’000 pianatine e un centinaio di cavalletti.   Oggi possiamo affermare che gli obiettivi di ricostituzione del bosco sono stati raggiunti. Infatti ovunque abbiamo un giovane bosco misto di Abete rosso e larici che ha assunto a pieno la funzione di protezione. Funzione che non era garantita, come si vede nelle fig.re 4-5, alla fine degli anni novanta.   I presenti hanno potuto attraversare le piantagioni e osservare la reale situazione e la vitalità del bosco ricostituito. Siamo quindi arrivati a Gioet dove è stato spiegato il principio di sostenibilità dei progetti di premunizione valangaria. Fino all’inizio del 21 esimo secolo si andava a premunire laddove c’era una necessità senza considerare troppo i costi ma concentrandosi prevalentemente sul bene da proteggere (paesi, strade, linea ferrovia, linee dell’alta tensione, ecc..). Oggi invece i progetti devo avere una sostenibilità finanziaria secondo il principio che, si può investire al massimo fino al valore del bene da proteggere. Per esempio se il valore da proteggere è di 1 mio l’investimento massimo, per proteggere questo bene, potrà essere al massimo 1 mio. Visti questi principi, come si procede? Prendiamo l’esempio del Comune di Quinto. Il primo passo è stato quello di definire quali sono gli oggetti che si trovano nelle zone in pericolo. Nel 2002 infatti è stato implementato il piano delle zone di pericolo del Comune (fig. 6). Una volta approvato il PZP e i beni da proteggere si proceduto con l’allestimento di uno studio per stabilire, per ogni zona, quali sono le misure atte a ridurre il rischio, calcolandone i costi. Fatto questo si è potuto sapere quali opere sono realizzabili e quali non lo sono. Fra quelle zone dove il costo era inferiore al beneficio c’era la valanga che si sviluppa sopra le scuole di Ambrì, in zona Faura Grop. Si quindi provveduto ad allestire un progetto di premunizione prevedendo opere in legno e piantagioni. Costo preventivato CHF 0.6 mio. L’anno scorso sono stati collaudati i lavori con un costo complessivo di CHF 0.55 mio. Durante la gita si sono visitati i lavori effettuati (fig. 7).   Il forestale Jelmini ha poi mostrato un altro tema di attualità che è quello della selvaggina e i danni ad essa riconducibili. In particolare sul versante nord, dove il ringiovanimento naturale è piuttosto difficoltoso a causa di condizioni di soleggiamento molto più ridotto rispetto al versante opposto e ad una copertura erbacea magari impenetrabile, la selvaggina gioca un ruolo determinante. Infatti, a determinate quote, è quasi impossibile ottenere un ringiovanimento anche tramite piantagione senza occuparsi degli ungulati. Ogni piantina viene trattata chimicamente per almeno 5 anni per evitare il brucamento e in casi particolari si è addirittura proceduto con la costruzione di una recinzione per garantire, soprattutto all’abete bianco, una possibilità di crescita, impossibile senza massicce misure di protezione. La comitiva si è poi spostata sulla strada che porta a Giof e con veicoli privati ha raggiunto Lurengo dove è stato offerto il pranzo.   2024_GitaPatrizi_foto  

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